Il modello sudcoreano, spesso chiamato in causa come modello-tipo per il contenimento dei contagi da coronavirus, potrebbe diventare realtà anche in Italia.
Il governo italiano ha infatti predisposto un call per proposte di applicazioni per smartphone e altre tecnologie di telemedicina, che possano essere usate per monitorare in modo più preciso l’evoluzione dell’epidemia. Ma come?
Il primo passo è quello di adottare soluzioni tecnologiche di monitoraggio dei movimenti delle persone, in maniera tale che si possano effettuare più controlli nei luoghi in cui il contagio è più probabile e, così procedendo, sperare di allentare i controlli dove è meno probabile.
Difficile, almeno per il momento, comprendere quali possano essere le app utilizzabili. Forse potrebbe essere il caso di permettere a tutti i cittadini di scaricare delle app sul proprio smartphone e accettare che siano seguiti nei loro movimenti? O forse potrebbe essere più percorribile qualche altra soluzione che possa invadere meno la privacy?
Probabilmente, qualcosa si saprà nei prossimi giorni, quando il pool di esperti cercherà di dissipare i problemi strategici, giuridici, politici e sociali che trascina con sè questo genere di implementazione.
Il rischio è, poi, che quanto sopra possa tradursi in un inutile spreco di risorse. Anche conoscendo gli spostamenti di tutti gli italiani, infatti, per poter sapere quali sono le aree di rischio bisognerebbe infatti conoscere molto meglio chi sono i malati asintomatici. Ma fare i tamponi a tutti, o a molti, è quasi impossibile considerata la scarsità di risorse e di tempo a disposizione.
